Le scorse settimane hanno rappresentato un nuovo inizio per l’approvvigionamento idrico nel comprensorio di Montagnana (PD), grazie all’attivazione definitiva, da parte di Acquevenete, della fornitura tramite le infrastrutture, realizzate in sostituzione delle fonti idropotabili di Lonigo (VI). Queste, fino ad oggi, hanno richiesto un trattamento con carboni attivi per abbattere l’infestazione da Pfas.
L’iter operativo
Le attività di lavaggio della tratta dal nuovo serbatoio di Montagnana fino a quello vecchio sono state avviate a partire dall’8 marzo scorso e sono proseguite costantemente in questi mesi, con brevi interruzioni circoscritte ai periodi di grave maltempo che hanno causato allagamenti nell’idrografia dell’area coinvolta. Le operazioni di pulizia, necessarie per eliminare eventuali residui di lavorazione depositati nel serbatoio e nelle condotte, al fine di rendere sicuro il trasporto dell’acqua attraverso l’infrastruttura, sono state completate nei giorni scorsi. La qualità dell’acqua in ogni distretto della rete è stata, quindi, certificata da analisi di laboratorio accreditato.
Lo stato dell’arte
Da qualche giorno è stata abilitata l’immissione verso i comuni di Montagnana, Borgo Veneto, Casale di Scodosia, Megliadino San Vitale, Merlara, Pojana Maggiore e Urbana dell’acqua proveniente da Camazzole che andrà a sostituire progressivamente la fornitura prodotta dalla centrale di Madonna di Lonigo, che deve essere costantemente trattata con filtri a carboni attivi per prevenire la contaminazione da Pfas. Già oggi, la media giornaliera di acqua nella rete può stimarsi in un mix del 80%, con l’obiettivo di avere in rete solo acqua da fonte pedemontana nel più breve tempo possibile, tenuto conto della necessità di una fisiologica fase di assestamento.