Consegnato il grande cantiere di acquevenete per la realizzazione della nuova adduttrice che approvvigionerà Montagnana (Padova) e i comuni vicentini dell’area berica con acqua di qualità e priva di Pfas proveniente dalle falde pedemontane della centrale di Carmignano di Brenta (fonte Camazzole), in provincia di Padova. Un’opera imponente che vedrà la posa di 22 chilometri di condotte, che costituiranno la nuova infrastruttura Ponso-Montagnana-Pojana Maggiore, e la costruzione di un serbatoio di accumulo da 10.000 metri cubi nel territorio di Montagnana.
Il nuovo sistema idrico, costituito dalla tubazione e dal serbatoio, permetterà di chiudere la fornitura di acqua dalla centrale di Madonna di Lonigo, contaminata dalla presenza dei composti perfluoroacrilici, per i comuni di Montagnana e del basso vicentino, in particolare Alonte, Asigliano, Orgiano e Pojana Maggiore, gestiti da acquevenete, e Noventa Vicentina, gestito invece da Viacqua. Un progetto del costo di oltre 25 milioni di euro, finanziato dal ministero attraverso i fondi messi a disposizione del Commissario straordinario per l’emergenza Pfas Nicola Dell’Acqua.
Primo passo per la costruzione del nuovo sistema sono le verifiche, già avviate, con l’eventuale bonifica di ordigni bellici del territorio interessato dall’infrastruttura, per poi dare il via alle operazioni di scavo.
I nuovi tratti di condotta
Andando più nel dettaglio, l’intervento di acquevenete prevede il prolungamento della condotta Monselice-Ponso, già esistente, attraverso la realizzazione del nuovo tratto Ponso-Montagnana, per una lunghezza complessiva di 9.260 metri, con un’adduttrice del diametro nominale di 600 millimetri. Dal serbatoio di Montagnana partirà invece la nuova rete di collegamento, sempre del diametro di 600 mm, con la rete di Pojana Maggiore, mentre un’altra connessione verrà realizzata con la condotta proveniente dalla centrale di Madonna di Lonigo, in modo da alimentare gli altri comuni dell’area berica. Previsto anche un altro tratto di collegamento, di 1.670 metri con condotte da 400 mm di diametro, alla rete di Montagnana, in derivazione dalla condotta per Pojana. Infine, per il funzionamento complessivo del sistema verrà realizzata una nuova condotta dell’estensione di 800 metri a Monselice, come collegamento con l’adduttrice proveniente dai pozzi di Camazzole. Quest’ultima condotta sarà costituita da tubazioni in ghisa sferoidale del diametro di 700 mm.
Il serbatoio di Montagnana
Riguardo all’altro snodo centrale del nuovo sistema, il serbatoio di Montagnana, questo sarà costituito da due moduli della capacità ciascuno di 5.000 metri cubi, con relativa centrale di pompaggio, e fungerà da “fonte virtuale”, dove accumulare le scorte di acqua prelevate in orario notturno dalle altre fonti, per distribuirle agli utenti nel corso della giornata.
Un progetto che permetterà, quindi, anche di sfruttare al meglio la risorsa prelevata a Camazzole, evitando di realizzare nuovi pozzi di prelievo. Ma non solo. Perché una volta entrato in funzione il nuovo sistema acquedottistico, che rientra nel disegno complessivo del Mosav, il Modello strutturale degli acquedotti del Veneto, garantirà anche un importante risparmio economico. Al momento, infatti, per poter garantire che l’acqua erogata ai comuni della “zona rossa” sia priva di Pfas è necessario sostituire con elevata frequenza i filtri a carbone attivo installati presso l’area della centrale di Madonna di Lonigo, operazione che comporta rilevanti spese.