Sorgerà nell’agro di Taranto il più grande dissalatore a osmosi inversa per uso civile d’Italia. A realizzarlo sarà Acquedotto Pugliese, che per la sua costruzione ha appena approvato una gara del valore di circa 100 milioni di euro, importo in parte finanziato con fondi del PNRR.
Opera strategica per l’approvvigionamento idrico, l’impianto sarà realizzato sulle sorgenti salmastre del fiume Tara. Queste acque sono caratterizzate da un grado di salinità relativamente basso rispetto a quella marina, molto più salata. Il loro utilizzo permetterà di limitare il consumo di energia elettrica e l’impatto dell’impianto sull’ambiente.
Presidente della Giunta regionale pugliese, Michele Emiliano
55.400 m3/giorno di acqua
L’impianto di dissalazione, che sarà integrato con lo schema di adduzione a servizio della Puglia, sarà in grado di trattare 1.000 litri al secondo. In questo modo consentirà di produrre fino a 55.400 m3/giorno di acqua potabile. Un volume di acqua capace di coprire il fabbisogno idrico giornaliero di 385.000 persone, quasi un quarto della popolazione dell’intera penisola salentina. Acqua che sarà fornita al territorio a partire dalla metà del 2026, data per la quale è prevista l’entrata in esercizio dell’impianto.
Più acqua salvaguardando la risorsa
Il dissalatore permetterà anche di fare fronte all’incremento di domanda estiva, riducendo al tempo stesso il prelievo di risorsa dai pozzi, contribuendo al miglioramento dello stato delle falde sotterranee. Un modo per conferire al sistema di approvvigionamento idrico una maggiore resilienza e capacità di reagire alle crisi idriche, in un momento storico caratterizzato dai segni del cambiamento climatico.
Tutto in perfetta coerenza con il piano strategico al 2026 e le azioni stabilite a tutela della risorsa idrica messe a punto dall’azienda, come sottolineato dalla direttrice generale di Acquedotto Pugliese, Francesca Portincasa.
«Un’opera strategica che integrerà con acqua di ottima qualità la dotazione potabile. Potremo cominciare a ridurre l’apporto dei pozzi – ha commentato la direttrice -. La differenziazione delle fonti per noi è fondamentale e questa infrastruttura, di altissima rilevanza strategica, è il primo passo verso la realizzazione di un’opera che è stata ritenuta talmente strategica per il sistema da essere cofinanziata con il PNRR. Fondi che impongono rigidi tempi d’impiego e che siamo pronti a rispettare».
Sopralluogo all’impianto di sollevamento di San Vito dell’Assessore al Patrimonio e ai Lavori pubblici del Comune di Taranto, Francesca Viggiano, del Consigliere regionale Vincenzo di Gregorio e del Coordinatore Industriale AQP, Francesca Portincasa
I tre pilastri del piano strategico
E la tutela della risorsa è infatti una delle tre priorità che guidano il piano strategico al 2026 del gestore idrico della Puglia, che ha fissato come target il recupero di 44 milioni di metri cubi di acqua. Gli altri due pilastri del piano sono l’implementazione di un sistema di economia circolare con la gestione in house di 130.000 tonnellate di fanghi e l’accelerazione sulla transizione energetica, arrivando ad autoprodurre nel 2026 oltre 90 GWh di energia da fonti rinnovabili.
Per tradurre questi progetti in realtà, l’azienda ha previsto investimenti per oltre 2 miliardi di euro. Di questi, più dell’85% è dedicata a migliorare la qualità del servizio ai clienti e alla mitigazione dell’impatto ambientale attraverso la riduzione delle perdite e il raggiungimento di nuove frontiere tecnologiche nell’ambito del sistema di depurazione.