Sviluppo degli asset, sostenibilità ambientale, digitalizzazione, distrettualizzazione. Sono alcuni dei pilastri sui quali si fonda il nuovo Piano industriale di Acquedotto del Fiora. Il piano, presentato da Piero Ferrari, l’amministratore delegato della società che gestisce il servizio idrico nei comuni delle province di Siena e Grosseto, prevede investimenti per un totale di 250 milioni. Di questi, oltre 110 milioni sono stanziati per il periodo 2019-2022, con una media stimata di spesa pari a 80 euro annui per abitante residente.
Queste risorse saranno dedicate a migliorare le infrastrutture gestite sull’intero territorio, ma anche a portare avanti l’innovazione di processi e attività. Tra i principali obiettivi del piano, infatti, il perseguimento dell’efficienza operativa tramite la digitalizzazione in vari ambiti, tra i quali la pianificazione degli interventi, con l’intento di arrivare alla manutenzione predittiva.
Acquedotto del Fiora punta inoltre alla semplificazione: attuerà una lenta e progressiva riduzione di attività in alcune società operative in settori strategici di pianificazione e controllo dell’acqua, per riportare tali funzioni all’interno dell’azienda.
Saranno ottimizzati i distretti idrici, grazie a importanti investimenti sull’intero parco misuratori composto da circa 235.000 apparecchi. L’investimento totale è di 30 milioni di euro suddivisi in 10 anni, con una media di 3 milioni annui, ossia 23.500 misuratori sostituiti all’anno. Altro importante obiettivo del piano industriale la chiusura del ciclo di produzione dei fanghi all’interno, attraverso trattamenti spinti centralizzati. In questo modo la società punta alla creazione di valore grazie all’economia circolare, con il recupero di energia e materia esteso all’intera produzione dei fanghi. Al tempo stesso, l’azienda è impegnata nella riduzione del volume di fanghi generati. Sta infatti valutando l’impiego di tecnologie aggiuntive a quelle già pianificate, che potrebbero generare ulteriori efficienze: nel 2021 si prevede di poter ottenere una riduzione di circa il 90% del volume dei fanghi prodotti, ovvero 2.000 tonnellate annue contro le 17.500 tonnellate all’anno che si otterrebbero in assenza dei trattamenti previsti.