10/11/2016

Acqua del Mezzogiorno: un gestore unico a guida AQP


L’ipotesi aleggia da qualche tempo e potrebbe davvero diventare realtà, anche perché sul successo dell’operazione conta anche la presidenza del Consiglio. Si tratta del progetto Acqua del Mezzogiorno, che mira a trasformare Acquedotto Pugliese (AQP) nel gestore idrico unico del bacino meridionale. E l’interesse di Roma è presto spiegato: l’obiettivo è canalizzare la gestione delle risorse FSC (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione) già collocate nei Piani firmati negli ultimi mesi per la grande adduzione, le reti, i depuratori verso un unico soggetto attuatore, in modo da evitare di disperderli nei mille rivoli dei gestori locali.
La partita infatti è molto ghiotta, considerando che si tratta di risorse per 2,1 miliardi di euro di fondi pubblici destinati alle varie regioni. La Calabria ha ottenuto 143 milioni per il completamento delle dighe e 473 per i depuratori, il Molise circa 65 tra dighe e depuratori più 5 milioni per mettere in esercizio la diga del Liscione. La Campania 250 milioni per la depurazione e quasi altrettanti per il risanamento ambientale delle fonti. La Basilicata 31 milioni per la grande adduzione, 171 per le reti comunali, 138 per la depurazione. La Puglia, infine, 500 milioni per i depuratori e 65 per completare l’acquedotto del Locone.
Lo sviluppo del progetto prevede come passaggio iniziale la costituzione della società unica per la gestione delle fonti di approvvigionamento, con Puglia e Basilicata già d’accordo per superare l’Ente Irrigazione e la Campania pronta ad accodarsi. Si tratterebbe del primo passo per arrivare poi alla gestione del ciclo integrato. Sotto questo aspetto, Acquedotto Pugliese rappresenta una grande garanzia per la presidenza del Consiglio, sia per know-how sia per dimensioni, tanto che secondo indiscrezioni, anche a prescindere dall’avvio reale della società unica, il governo potrebbe chiedere all’azienda di occuparsi da subito del Molise e della Calabria, per evitare che i fondi finiscano nelle mani di alcuni Comuni che non hanno brillato per la loro oculata gestione.
L’ipotesi di un’aggregazione della gestione servizio idrico però non vede tutti d’accordo. Le principali obiezioni provengono dalla Basilicata che nel 2002 ha separato i suoi destini da quelli della Puglia, vendendo le azioni di AQP e creando una nuova società, Acquedotto Lucano. Ostacolo che però potrebbe essere superato garantendo alla Regione voce in capitolo e autonomia nelle scelte strategiche.
Per AQP da questa partita passa anche la possibilità di ottenere la proroga della concessione di gestione, in scadenza al 2018, sfruttando le norme di favore previste per le aggregazioni tra operatori di settore. Il punto, in questo caso, sono proprio le dimensioni: mettendo insieme tutte le Regioni del bacino idrografico meridionale si otterrebbe il principale gestore idrico d’Europa, basato su una forte competenza tecnica e capace di competere con i grandi operatori del settore. Ma la differenza sarebbe che, con la proprietà delle Regioni e la partecipazione del Ministero dell’Economia, l’acqua sarebbe in mano pubblica, evitando il rischio della privatizzazione.

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