Modolo è un piccolo Comune di 180 anime nella costa centro-occidentale della Sardegna, obbligato per legge a stare dentro l’Ambito Unico, fa parte della schiera dei Comuni non autosufficienti: governa in proprio la rete idrica e fognaria ma dipende dall’approvvigionamento da parte di Gestore (è servito “a bocca di serbatoio”) ed è approvvigionato dallo schema acquedottistico che serve gli altri comuni, tutti con regolari contrattualizzazioni alla clientela finale e/o al comune.
A una situazione paradossale si aggiunge lo stato di irregolarità che per anni ha caratterizzato la gestione del servizio idrico in Sardegna prima di Abbanoa: anni di mancata fatturazione hanno alimentato la cultura del io non pago l’acqua e del non riconoscere il servizio, che ancora sopravvive, alimentata soprattutto da chi prosegue battaglie anacronistiche come quella portata avanti dal sindaco di Modolo. Non essendo autosufficiente e avendo una popolazione esigua è obbligato per legge a far parte dell’Ambito Unico ma questo comporterebbe il rispetto delle regole: non potrebbe più garantire ai suoi concittadini una demagogica tariffa agevolata diversa da quella d’ambito, che fino a oggi ha avuto come effetto i mancati investimenti sulle manutenzioni della rete e dovrebbe ottemperare al pagamento del suo debito nei confronti di Abbanoa per la fornitura ricevuta. I mancati pagamenti, così come ha dimostrato Abbanoa in sede giudiziaria, hanno fatto lievitare il debito fino alla cifra monstre di 600mila euro. Non solo: proprio per sopperire ai malfunzionamenti di una rete idrica bucata, corrosa e priva della necessaria manutenzione il Comune di Modolo ha preteso una fornitura di oltre 2 litri d’acqua al secondo (contro quelli da schema pari a 0,4 litri al secondo). Questo dato si è tradotto in una dotazione media per ognuno dei 180 abitanti di oltre 1.000 litri al giorno rispetto ai 180 litri al giorno di dotazione media per abitante utilizzato come parametro diffuso dagli standard europei, dall’Istat e dall’Authority. Acqua andata perduta o rubata, nell’incuria generale dettata dal sapere che tanto per quello sperpero di risorsa non avrebbe pagato nessuno.
Davanti a un intollerabile consumo abnorme e a una serie di solleciti e tentativi di recuperare il debito rimasti lettera morta, Abbanoa nel 2013 ha eseguito la regolazione da 2 litri a 1,8 litri secondo, riducendo quindi la portata della quantità d’acqua fornita per allinearla al fabbisogno reale. Eppure il Comune, inadempiente ai suoi obblighi di pagamento, e pur sapendo di avere avuto fino a quel momento un quantitativo d’acqua molto maggiore rispetto a quanto previsto dalla normativa e pianificazione del quadro ha dapprima emesso una ordinanza contingibile ed urgente per motivi igienico sanitari e di ordine pubblico e poi ha presentando denuncia contro il Direttore generale di Abbanoa Sandro Murtas per interruzione di pubblico servizio per la regolazione di rete eseguita (da 2 l/s a 1,8 l/s) e per mancata esecuzione dell’ordinanza. Infine, per completare l’opera, il Comune si è costituito parte civile per il risarcimento del danno. La denuncia ha portato all’apertura di un procedimento penale con rinvio a giudizio del Dg. C’è però una buona notizia: le regole valgono ancora e lunedì è arrivata la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.
Abbanoa ha citato in Giudizio il Comune di Modolo per tutelare il proprio credito e, nel contempo, ha rappresentato con un esposto in sede penale alcuni profili di dubbia legittimità dei comportamenti del Comune, in particolare sulla predisposizione del Bilancio e sulla gestione della forntiura dei servizio idrico ai propri cittadini: cosa succede ora sul bilancio di un comune di 180 anime nel quale si è omesso di iscrivere il debito di 600.000,00 euro maturato in oltre 10 anni di acqua a sbafo? Chi pagherà? E che fine fanno in questi anni i denari che il Comune riscuote dai cittadini senza però pagare ad Abbanoa la fornitura?