A colloquio con Lorenzo Spadoni, Responsabile Sviluppo e Gestione teleriscaldamento di A2A Calore & Servizi
Cosa significa teleriscaldamento efficiente?
Teleriscaldamento efficiente, secondo la definizione che ne dà la recente Direttiva sull’Efficienza Energetica, è un sistema che produce la maggior parte del calore che distribuisce ai propri clienti con un mix di fonti, quali le rinnovabili, la cogenerazione ad alta efficienza ed il recupero del cosiddetto “waste heat”, cioè calore risultante da vari processi di trasformazione dell’energia (tra cui la termovalorizzazione) o da processi industriali di altra natura. Un sistema di questo tipo risparmia l’utilizzo di fonti energetiche fossili non rinnovabili (nella direzione della sostenibilità energetica ed ambientale) e contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra clima-alteranti.
Come si orienta la Comunità Europea con la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica?
La Direttiva riconosce un ruolo importante al teleriscaldamento ed alla cogenerazione ad alta efficienza definendoli importanti strumenti per il conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico dell’Unione Europea, strumenti oggi largamente sottoutilizzati rispetto al loro potenziale. Per questo motivo la Direttiva obbliga gli Stati membri a dotarsi di piani per lo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento e teleraffreddamento efficienti.
Qual è il contributo che il teleriscaldamento potrebbe dare per il raggiungimento degli obiettivi previsti per il 2020?
Attualmente il teleriscaldamento ed il teleraffreddamento coprono complessivamente circa il 10% del fabbisogno energetico per riscaldamento e condizionamento di ambienti nell’Unione Europea. Studi condotti nell’ambito del programma Intelligent Energy Europe e finanziati dall’Unione Europea hanno stimato che un raddoppio di questa quota di mercato potrebbe consentire un risparmio energetico pari circa all’intero fabbisogno energetico della Svezia ed evitare l’emissione in atmosfera di oltre 400 milioni di tonnellate di CO2.
Il sistema di Brescia costituisce un modello. Come viene prodotto il calore distribuito dal termovalorizzatore?
Il termovalorizzatore di Brescia è un impianto ad elevatissima efficienza che recupera, sotto forma di energia elettrica e calore per la rete di teleriscaldamento, l’energia contenuta nei rifiuti solidi urbani residuali dopo il processo di raccolta differenziata e di altri materiali non utilmente riciclabili. In questo modo contribuisce alla riduzione del consumo di fonti energetiche non rinnovabili ed alla riduzione dell’utilizzo della discarica quale modalità alternativa di smaltimento dei materiali non utilmente riciclabili, in linea con le più avanzate esperienze internazionali. Per queste sue elevate prestazioni energetiche, unite a quelle ambientali costantemente mantenute allo stato dell’arte della tecnologia, l’impianto è stato insignito nel 2006 dalla Columbia University di New York dell’Industry Award quale migliore impianto di termovalorizzazione a livello mondiale. Oggi oltre il 50% del calore distribuito agli oltre 20.000 edifici collegati alla rete del teleriscaldamento di Brescia (che copre oltre il 70% dell’intera città) è prodotto dal termovalorizzatore che, inoltre, contemporaneamente produce anche una pari quantità di energia elettrica per il sistema elettrico nazionale.
Il recupero del calore si traduce in risparmi: quali risultati ottenuti a Bergamo?
Bergamo è un sistema in fase di costante espansione. A partire dall’inizio dello scorso inverno il termovalorizzatore di via Goltara è stato oggetto di un intervento di efficientamento energetico (attraverso una modifica della turbina) e contribuisce oggi in maniera rilevante alla produzione del calore per la rete di teleriscaldamento. Produzione che si aggiunge, a parità di materiali trattati, alla preesistente generazione di energia elettrica. In questo modo i nostri clienti possono usufruire, a costi competitivi, di un servizio efficiente, sicuro ed ecologico che realizza, rispetto a tecnologie alternative, importanti risparmi di energia primaria non rinnovabile e significative riduzioni di emissioni di CO2.
I piani di A2A prevedono un’estensione della rete di teleriscaldamento di Milano. Quali gli obiettivi dei prossimi anni?
L’obiettivo dei prossimi anni, in coerenza con l’accordo quadro stipulato con l’Amministrazione Comunale, è di raddoppiare il calore distribuito dal sistema rispetto ai livelli 2011, mediante l’estensione e l’interconnessione delle reti attualmente presenti in città e l’allacciamento di nuovi clienti alla rete. Lo sviluppo consentirà di creare, a partire dalle infrastrutture attualmente presenti, tre macro-sistemi di teleriscaldamento a servizio delle aree Nord, Est e Ovest della città. In ciascuno dei tre sistemi il calore verrà prodotto da una pluralità di fonti e di impianti allo scopo di massimizzare l’utilizzo delle risorse energetiche migliori come cogenerazione ad alta efficienza, fonti rinnovabili geotermiche, calore di recupero da termovalorizzazione e altre attività produttive. Questo, al tempo stesso, garantirà un’adeguata capacità produttiva di riserva in caso di guasto in qualche unità di generazione.
Un ulteriore espansione del teleriscaldamento a Milano richiede l’apporto di nuove fonti di calore sostenibili. C’è il potenziale per realizzare questo progetto?
Milano è una città con un fabbisogno di energia primaria per riscaldamento di oltre 1 milione di tonnellate equivalenti di petrolio. Tale domanda è soddisfatta oggi per la massima parte mediante l’utilizzo di fonti energetiche fossili (gas naturale e gasolio). Un sistema di teleriscaldamento efficiente, che copra una frazione significativa di questo fabbisogno, potrebbe apportare grandi benefici sia in termini di riduzione dei consumi energetici della città, sia di contributo alla qualità dell’aria nell’area urbana mediante lo spegnimento delle caldaie condominiali degli edifici che vengono collegati alla rete. L’idea, in linea con le più avanzate esperienze europee nel settore, è di utilizzare le grandi quantità di calore, attualmente disperse nell’ambiente, derivanti dal processo di produzione dell’energia elettrica della centrale di Cassano D’Adda. Il calore verrà veicolato a Milano mediante un’infrastruttura di trasporto su lunga distanza, circa 35 km, costituita da una doppia tubazione interrata di grande diametro. In questo modo, integrando il calore recuperato dalla centrale con gli altri impianti già presenti sul territorio cittadino, si potrebbe realizzare un sistema di teleriscaldamento in grado di coprire il 30% del fabbisogno della città. Si tratta di un progetto ambizioso, che necessiterà, quando realizzato, di investimenti molto rilevanti e sullo sviluppo del quale la nostra società è fortemente impegnata.
Tra le rinnovabili si guarda con sempre maggior interesse la geotermia. Quale il potenziale di questa fonte per il territorio milanese?
Nel sottosuolo milanese sono presenti rilevanti quantità di acque di prima falda ad una temperatura di circa 15°C, quindi con un certo contenuto energetico. Entro certi limiti e modalità l’energia contenuta nelle acque di prima falda può essere trasferita alla rete del teleriscaldamento, elevandone la temperatura fino a circa 90°C mediante pompe di calore elettriche. Si tratta di una fonte energetica rinnovabile che a Milano viene utilizzata, in combinazione con la cogenerazione ad alta efficienza, nei nostri impianti di Famagosta e di Canavese. Proprio per questa modalità di utilizzo della risorsa geotermica in un sistema di teleriscaldamento l’impianto di Canavese ha ottenuto, nel 2011, il Certificate of Merit nell’ambito del District Heating Climate Award promosso dall’International Energy Agency.
Quali le prossime sfide per questa tecnologia?
Le nuove generazioni di sistemi di teleriscaldamento dovranno essere efficienti e in grado di offrire il servizio a costi competitivi. Dovranno sempre più essere in grado di sfruttare le risorse energetiche presenti sul territorio, recuperandone il calore. Un tema per il futuro, soprattutto nei quartieri dove siano presenti edifici ad elevate prestazioni energetiche, consiste nell’abbassamento delle temperature di esercizio delle reti e la realizzazione di reti a bassa temperatura. Questo potrà incrementare l’efficienza dei sistemi e delle reti e consentire l’integrazione di nuove forme di energie rinnovabili, quali il teleriscaldamento solare, di cui già esistono interessanti realizzazioni nel nord Europa. Un altro tema è lo sviluppo di sistemi di teleraffreddamento per il condizionamento estivo degli edifici.
Ma forse la sfida più importante per il teleriscaldamento del futuro si giocherà sul fronte della pianificazione urbana ed energetica, come peraltro previsto anche dalla Direttiva. Per cogliere appieno le potenzialità di efficienza ed i benefici di questa tecnologia, sarà infatti necessario incrementare il dialogo tra responsabili della pianificazione urbana, progettisti dei sistemi energetici e progettisti degli edifici in modo che lo sviluppo di un’area urbana sia pensato insieme e non disgiunto dall’infrastruttura energetica che dovrà servirla.