Dopo l’allarme sulla possibilità di una crisi idrica a Palermo per lo svuotamento della diga Rosamarina, Regione Sicilia e Amap hanno trovato l’intesa per il ripristino dell’acquedotto Scillato, interrotto da anni per una frana. Le opere, che costeranno circa 3,5 milioni, per il momento saranno finanziate dall’azienda ex municipalizzata palermitana, che poi riceverà un rimborso parziale, circa 2,5 milioni, dalla Regione. Non che tutto sia risolto, però: “Adesso – spiega infatti il responsabile del settore Approvvigionamento idrico di Amap, Giuseppe Arcuri – dovremo trovare le risorse”.
Anche la Regione dovrà farlo. Sulla carta il ripristino dell’acquedotto, che garantirebbe 700 litri al giorno di acqua purissima a Palermo, dovrebbe essere coperto dal Patto per il Sud, ma l’elenco dettagliato delle opere incluse nel mega-pacchetto di investimenti non è ancora stato sottoposto al Governo. In assenza dell’acquedotto, le risorse idriche della fonte Madonita si riversano in mare: uno spreco, considerato che il capoluogo potrebbe trovarsi in difficoltà già alla fine dell’anno. Secondo le stime della Regione, infatti, in assenza di piogge le disponibilità di Rosamarina potrebbero esaurirsi a dicembre.
Le opere, però, dureranno 18 mesi. Nel frattempo bisognerà abbozzare: la Regione sta valutando la possibilità di affiancare a Rosamarina l’invaso Poma per alimentare Palermo. Il fabbisogno di acqua potabile del capoluogo e quello per l’irrigazione di tutta la provincia, infatti, sono soddisfatti dalla diga di Caccamo, che però viene utilizzata anche come deposito di riserva. All’inizio dell’anno, però, dall’invaso sono stati riversati in mare diversi milioni di metri cubi di acqua per rimediare alla presenza di sedimenti nel bacino: l’opzione privilegiata alla Regione, in attesa del ripristino dell’acquedotto è “allacciare” Palermo al Poma, che contiene circa 52 milioni di metri cubi d’acqua.