Nel 2015 il governo ha approvato la strategia italiana per la banda ultralarga finalizzato al superamento del “digital divide”, il divario digitale tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso. Obiettivo del piano è coprire, entro il 2020, l’85% della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità oltre i 100 Mbps, al tempo stesso, garantendo al 100% dei cittadini l’accesso alla rete internet ad almeno 30 Mbps.
Per realizzare il piano sono state individuate 4 tipologie di cluster (A, B, C, D), con costi e complessità di infrastrutturazione crescenti. Le aree A e B rappresentano i cluster non a fallimento di mercato che contengono i Comuni o le aree dei Comuni nei quali gli operatori privati hanno realizzato infrastrutture abilitanti per la banda ultralarga o prevedono di farlo nei prossimi tre anni. I cluster C e D sono rappresentati dai Comuni o dalle aree a fallimento di mercato (aree bianche) che, nel totale, sono circa 7300, nei quali è prevista la realizzazione della rete con un intervento diretto dello Stato, con l’infrastruttura che una volta realizzata rimarrà di proprietà pubblica.
Più nello specifico, nel cluster C sono inseriti i Comuni che hanno più di 2.500 unità immobiliari. Per questi è richiesta la realizzazione di una rete in grado di fornire servizi oltre i 100 Mbps ad almeno il 70% delle unità immobiliari e le restanti ad almeno 30 Mbps. Il cluster D comprende i centri più piccoli con la realizzazione di una rete in grado di fornire servizi ad almeno 30 Mbps al 100% delle unità immobiliari.
A questi due cluster, inoltre, il governo ha riconosciuto la priorità e per realizzare l’infrastruttura ha indetto tre gare organizzate da Infratel, la società in-house del Ministero per lo Sviluppo Economico (MiSE).
La prima, bandita lo scorso giugno, è in fase di conclusione. A vincerla è stata Open Fiber che si occuperà della realizzazione dell’infrastruttura nelle aree a fallimento di mercato in sei regioni, Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Toscana e Veneto, per un valore di circa 1,4 miliardi di euro. La gara ha previsto la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione (concessione di 20 anni) di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, che consenta agli operatori di telecomunicazioni di fornire servizi agli utenti finali a 100 Mbps e comunque non al di sotto dei 30 Mbps.
I termini per la presentazione dell’offerta per la seconda gara, del valore di 1,2 miliardi di euro, invece, sono scaduti lo scorso 20 febbraio e l’aggiudicazione arriverà a metà aprile. Questa interessa la Provincia autonoma di Trento e 10 Regioni: Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia. Sono stati stanziati oltre 1,2 miliardi.
Il terzo bando, infine, sarà pubblicato appena saranno conclusi gli accordi di programma fra MiSE e le regioni Puglia, Calabria e Sardegna. Il valore della gara ammonta a circa 900 milioni e, a differenza delle prime due, in queste tre regioni sarà divisa: una prima parte per la progettazione e la realizzazione della rete e una seconda per la gestione. Il bando dovrebbe essere pronto entro aprile, mentre la conclusione dell’iter dovrebbe avvenire dopo l’estate.